BORIS CEROFOLINI

Caro Manciano,
i tuoi boschi mi conoscono bene. Per più di trent’anni, come istruttore tecnico forestale dipendente della Provincia, ho coordinato e controllato i cantieri forestali, il taglio dei boschi e i rimboscamenti. Ho diretto, con l’incarico di protezione civile, le operazioni antincendi, con elicotteri, canadian, mezzi a terra. Sono intervenuto al Giglio, al Monte Argentario, a Roccastrada. Insomma, ho dato tutto quello che potevo per proteggere e salvare l’ambiente, che per me resta la priorità per ogni
amministrazione di questo territorio (e lo dovrebbe essere per tutto il mondo).
Oggi che sono nonno e ho una nipotina di tre anni, Sofia, sono meno “operativo”, come si dice in gergo, ma tutelo ugualmente l’ambiente, dando i permessi di caccia e l’autorizzazione ai tagli. Come avrai capito, amo il mio lavoro, per me è una scuola di vita. Mi è capitato pochi giorni fa di trovare una vecchia foto d’epoca degli anni Quaranta, che riprendeva un gruppo di cacciatori nella selva di Montauto nella pausa di una cacciata. Bene, accanto al più comunista di tutti, si vedeva che sorrideva all’obiettivo un noto fascistone. Il rito della caccia aveva azzerato le differenze, aveva unito chi altrimenti si sarebbe acciuffato. Insomma, avevo la conferma che la caccia è sempre stata un forte momento di aggregazione. Che altro dirvi. Che sono un mancianese che ha deciso di dedicare un po’ del suo tempo alla politica locale, per contribuire a migliorare la vita della nostra comunità e continuare a mantenere vivo il rapporto tra le persone. Il mio primo obiettivo è preservare l’ambiente e le
nostre tradizioni. Il secondo è dare un futuro ai giovani, glielo dobbiamo.
Dobbiamo riuscire a ripartire, a programmare il futuro per i nostri figli. È una grande responsabilità per ciascuno di noi.